Quelli che vivono una vita d’amore, senza chiedere in cambio nulla.
Quelli che come me, che possono sembrare amabili, se puntano i piedi, se sono sicuri che quello che vivi si trasforma nel dubbio d’essere il frutto di una occasionale coincidenza, che fa in modo che la libertà e la decenza viene sostituita dall’opportuna scienza di deragliare nell’indecenza di una vita fatta di violenza, che favorisce solo chi colpisce la poetica di un sogno, allora da dolci cantastorie, divengono pistole, da cuccioli e balocchi, vivono accoppando gli occhi di chi pensa solo ai propri tornaconti, e invece di stare a guardar tramonti, salgono sui monti, attrezzano le carezze, trasformandole in violente brezze, utilizzando i propri documenti, le favole e le parole, in pirati e bucanieri, briganti dagli occhi neri, mani pesanti e un futuro fatto di lampi, pronti a colpire l’insaziabile azzeccagarbugli, lo spirito stesso di quella parte dell’uomo, che vuole farti fesso, a costo di morire, di combattere sfinito, di perdere ogni contatto, di bruciare fino all’ultimo distratto, figlio di un mondo basato sul bisogno di nutrirsi a scapito del sognatore, dell’uomo che crede nell’amore, divenendo talmente violento e pericoloso, che si prepara a demolire ogni sporco muretto, alzato a trarre inganno, al buono e generoso.
Ora, ancora son parole.
Non fate che diventino pistole.
Che quello che ci avete fatto, ogni peggior pensiero, del vostro cervello nero, sembrerà una sposa, verginella e pronta ad essere deflorata, fin dentro le sue budella.
A voi, uomini e donne, che pensate solo ai vostri inganni, queste strofe diverranno, LE MILLE E UNA NOTTE, della vostra paura.
danijel Sopralevette II