domenica 29 agosto 2010

Che colpo

Cosa mi aveva spinto ad entrare nel vuoto? Probabilmente quell’intuito che mi aveva fatto vincere sulla distrazione, un morbo interessante, non c’era dubbio, eppure ancora qualcosa mi lasciava perplesso, come se non fossi entrato in tutte le stanze di quello strano labirinto senza pareti. Il cerchio si era chiuso, questo era chiaro, comunque due vie si intravedevano ancora aperte, la testa mi doleva comprimendo le tempie, forse ero stato ingannato dalla mia stessa fiducia. Un flusso minimo di pensieri, scorreva all’interno del dubbio. Se fossi stato io stesso, preda dell’inutile? Quanta geniale stupidità forniva il nutrimento a quella creatura? Si beatificava della sua stessa inutilità? Era la sostanza, quella, che nel contesto, mi faceva sprofondare come in uno specchio, più andavo giù, maggiore era il riflesso di me stesso che si deformava allungandosi sul piano di una costante, al tempo stesso, me stesso, il mio riflesso, la deformazione della mia coscienza, la proiezione della paura, e la via di fuga. Che colpo.

daniele




mercoledì 11 agosto 2010

Aveva gli occhi colmi di vento, e non riusciva a dirlo.


Aveva gli occhi colmi di vento, e non riusciva a dirlo.

Quella musica gli troneggiava il petto, e durante la notte, lo faceva danzare fino all’alba.

Dopo un giorno, un mese, un anno, si accorse che s’era discostato dalla frequenza che comunemente si utilizzava per dialogare.

Forse troppo avanti, per essere compreso, oppure troppo fermo, non aveva alcuna importanza, era lo stesso.

Un pomeriggio, mentre passeggiava con la gioia tra le sue dita, incontrò qualcosa che lo lasciò con le lacrime nelle tasche. Un’abitante della sua stessa torre, lo rimproverò di non vivere la vita reale, e con il suo pianoforte, faceva in modo, che tutte le anatre del suo piano, quando si chiamavano, non producevano eco.

“Non producono eco?”, chiese disarmato… “Non credo dipenda dalla mia musica, ma dalla stessa natura delle mura nella quali sopravvivono!”… “Infatti voi le private di ogni riferimento musicale, ecco che il loro verso è come un gutturale silenzio”… “Io ho ascoltato anatre, nelle valli delle Fiandre, ed il loro verso, era inverso alla guerra che si stava combattendo”

L’abitante della torre fece spallucce, non sapeva neppure cosa fossero le Fiandre, e tanto meno, di quale guerra stesse parlando.

Così ognuno ritornò nel suo piano[…] l’uno con le sue anatre mute, l’altro con le sue note ridondandi di silenzio.

Daniele SopralevettE© 2010


dall'archivio fotografico di daniele masciovecchio©

La mia città, come eravamo.