sabato 31 ottobre 2009

IL TEMPO DILATATO

Il significato della vita.

Una strada. Una macchina, due amici. Poco carburante, tanta gioia nel cuore. Sei convinto che voi due troverete la strada per curare il mondo sorridendo. La strada è deserta nonostante il sole brilla delicatamente sui fiori. Un rettilineo infinito tra le montagne che svettano imponenti. Che meraviglia dice Riccardo, il sole riflette sui petali dei fiori il significato della vita. Federico ferma la macchina, si guarda intorno, nessuno, completo silenzio, solo il ronzio degli insetti, aliene creature, cominciano a ronzare intorno a quella nuova fonte di calore. Vedi, dice Federico, per loro, il nostro motore ancore caldo, è fonte di stupore. I loro sensi, sono ingannati da quello che erano progettati, avvicinarsi ai cavalli per succhiare sangue, vita. E’ forse questo il significato? Con le mani conserte, come a reggere un pensiero troppo pesante, sopra il cofano della vettura, Riccardo dice ad alta voce: “Nonostante la loro incredibile evoluzione, sono ingannati da quattro vecchie lamiere roventi, è il cuore che gli manca” Già, “il cuore”. Gli antichi pensavano…e non è detto che non sia vero, lo interrompe Federico, che sia proprio il cuore, il contenitore dell’anima, della vita, dello spirito dell’uomo animale…

Rimasero fermi, ognuno a viaggiare lontano, guardando i goffi tentativi di quegli insetti, di succhiare vita dalle lamiere calde della loro vecchia autovettura. Viaggiare lontano… fino al punto che le ombre dell’imponenti montagne, sopraggiunsero a raffreddare, macchina e viaggio. “Si è fatto sera”, disse Riccardo, “Ripartiamo, oppure ci accampiamo qui?” Ora quello assorto era Federico: “Deve essere accaduto proprio così”. “Cosa vuoi dire?”, sobbalzando disse Riccardo. “Voglio dire, che ad un certo punto deve essersi fatto freddo, in qualche luogo della vita. Freddo ed inutile, solo un freddo bisogno di sopravvivere.” Federico aveva gli occhi grandi, ma questa volta erano enormi, come spalancati e vuoti, o meglio, che guardavano nel vuoto immenso. Riccardo tossì nervosamente e disse: “Eppure, in natura esistono le prove scientifiche di animali che si lasciano morire, quando viene a mancare l’amore, “il bello”. Federico si lasciò cadere in ginocchio, i suoi grandi occhi erano umidi, eppure si notava una piccola curva, come un lieve sorriso. Guardò fisso la cima della grande Montagna. Sembrava aver trovato la via, tra quelle rocce fredde. Il silenzio cominciò a fischiare, tanto era lungo, uno stormo di piccoli uccelli cominciò a girare intorno a noi. Si sentiva il vento suonare tra le piume delle ali, lontano, una cascata d’acqua, aumentò il volume, come un contrappunto cristallino, il vento fece ondeggiare i cespugli di ginepro, emettendo un suono di antichi tamburelli leggeri. Accadde allora. Gli insetti s’erano messi a terra e fischiavano, gli uccelli, l’acqua, le foglie dei cespugli, il battito dei nostri cuori, mi venne spontaneo sbattere le mani in un solo applauso secco, potente, ridondante di mille momenti accaduti nel tempo, la luce del sole si fece rosso fuoco, non serviva più neppure respirare. Tutto si era accordato svuotando i dubbi di fame ed incertezze, paure e carezze. La vita e la morte, s’incontrarono per un breve istante. Sentii le mie lacrime calde scorrere sul viso, un tuono lontano ci fece sobbalzare con un sorriso. Eravamo passati dal dialogo indiretto, a quello diretto con Dio. Da allora tutto si trasfigurò. Paura, tensione, amore, malattia, dolore, gioia, sapore, sapere, si unirono indissolubilmente, nella mia mente, risucchiando il prima ed il dopo.

Un bambino aveva fatto alzare in volo un aquilone.

Federico e Riccardo, s’unirono “Sopralevette”.

Dan Mas©2009

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