martedì 21 luglio 2009

COME OGNI FOTOGRAFIA, UN CONTINUO SOLILOQUIO,TRA IL BIANCO, IL GRIGIO, ED IL NERO.

Come ogni fotografia, galleggio nel mio stesso acido di fissaggio, oppure tra le imperfezioni del rumore digitale. Sempre un attimo troppo veloce per sembrare vero. Poi accade. Gli sciocchi si spaventano, gli inutili s’annoiano, i potenti s’allarmano. Queste mie trentasette parole, potrebbero essere fonte d’agitazione e fare in modo che il cavallo senza testa, operi una decisione definitiva, così impaurito come è per la sua cieca malformazione. Ma una foto, d’altronde, non può mentire, neppure se manipolata. Dice quello che è stato e all’occhio allenato, ambrato dalla solarizzazione del futuro, quello che sarà, senza difetto e neppure dispetto. Solo una lacrima scorre per l’inevitabile colore che vede fluire dentro le sensibilità senza colpe. Ogni foto racconterà questo, e non servirà a nulla animarla, ripeterla, sonorizzarla. Basta un pennello, ed una tavola di legno, una ferita sulla stoffa. Immaginando il movimento che è stato impresso dall’originario, si comprende la domanda e la risposta. Senza sosta l’autore ha pregato iddio che si comprenda il sudario della solitudine di chi riceve i fatti come una tragica punizione per un delitto che non ha mai creduto fare, ma nulla, come detto l’idiota scatta il pulsante. La morte si ferma a guardare, gli piace e non se ne vuole più andare. Solo una completa auto dedizione ad obbedire allo sviluppo della forma della sua natura, può fermare il volo del calabrone colmo di veleno. L’arte, quella vera, è un miscuglio di follia e di sangue, perché dipinge l’inevitabile realtà. Solo il felice stolto, crede sia un sogno.

Nessun bisogno di sanguinare m’assale, solo la divinazione dell’appartenenza alla metafora dell’immagine e della scrittura. Nessuna paura. Nessun bisogno. Un continuo soliloquio tra il bianco, il grigio, ed il nero.

daniele Sopralevette

dan.mascio@gmail.com

Nessun commento: