sabato 20 novembre 2010
domenica 29 agosto 2010
Che colpo
Cosa mi aveva spinto ad entrare nel vuoto? Probabilmente quell’intuito che mi aveva fatto vincere sulla distrazione, un morbo interessante, non c’era dubbio, eppure ancora qualcosa mi lasciava perplesso, come se non fossi entrato in tutte le stanze di quello strano labirinto senza pareti. Il cerchio si era chiuso, questo era chiaro, comunque due vie si intravedevano ancora aperte, la testa mi doleva comprimendo le tempie, forse ero stato ingannato dalla mia stessa fiducia. Un flusso minimo di pensieri, scorreva all’interno del dubbio. Se fossi stato io stesso, preda dell’inutile? Quanta geniale stupidità forniva il nutrimento a quella creatura? Si beatificava della sua stessa inutilità? Era la sostanza, quella, che nel contesto, mi faceva sprofondare come in uno specchio, più andavo giù, maggiore era il riflesso di me stesso che si deformava allungandosi sul piano di una costante, al tempo stesso, me stesso, il mio riflesso, la deformazione della mia coscienza, la proiezione della paura, e la via di fuga. Che colpo.
daniele
mercoledì 11 agosto 2010
Aveva gli occhi colmi di vento, e non riusciva a dirlo.

Aveva gli occhi colmi di vento, e non riusciva a dirlo.
Quella musica gli troneggiava il petto, e durante la notte, lo faceva danzare fino all’alba.
Dopo un giorno, un mese, un anno, si accorse che s’era discostato dalla frequenza che comunemente si utilizzava per dialogare.
Forse troppo avanti, per essere compreso, oppure troppo fermo, non aveva alcuna importanza, era lo stesso.
Un pomeriggio, mentre passeggiava con la gioia tra le sue dita, incontrò qualcosa che lo lasciò con le lacrime nelle tasche. Un’abitante della sua stessa torre, lo rimproverò di non vivere la vita reale, e con il suo pianoforte, faceva in modo, che tutte le anatre del suo piano, quando si chiamavano, non producevano eco.
“Non producono eco?”, chiese disarmato… “Non credo dipenda dalla mia musica, ma dalla stessa natura delle mura nella quali sopravvivono!”… “Infatti voi le private di ogni riferimento musicale, ecco che il loro verso è come un gutturale silenzio”… “Io ho ascoltato anatre, nelle valli delle Fiandre, ed il loro verso, era inverso alla guerra che si stava combattendo”
L’abitante della torre fece spallucce, non sapeva neppure cosa fossero le Fiandre, e tanto meno, di quale guerra stesse parlando.
Così ognuno ritornò nel suo piano[…] l’uno con le sue anatre mute, l’altro con le sue note ridondandi di silenzio.
Daniele SopralevettE© 2010
dall'archivio fotografico di daniele masciovecchio©
La mia città, come eravamo.
venerdì 30 luglio 2010
Pizzo Camarda....
parabola satellitare ad inseguimento,
servita da due pannelli solari. Il container
era decisamente massiccio, con le finestre
blindate da grate senza luce, come delle
veneziane d'acciaio, saldate alla struttura.
A vederlo da vicino avevi decisamente la
sensazione ci fosse un alveare di api ben
protetto li dentro, visto il ronzio.Tracciando
una retta al di sotto della montagna,
era posizionato esattamente all'altezza
della famosa"terza canna" dei Laboratori
del Gran Sasso.Qualche escursionista tedesco,
sapete di quelli mezzi matti, che vedono
complotti pure tra le vacche, di quelli
che fanno parte di un certo gruppo famoso
ANTI NUCLEARE, ci hanno attaccato questo
curioso adesivo,curioso davvero, che di
nucleare sul Gran Sasso, c'è solo lo sterco
di vacca..., che tipi strani a fare tutta
questa strada per appiccicare un adesivo
dalla lontana Germania,...ah dimenticavo,
dopo circa 40 minuti che gironzolavo a fare
foto, prima sento, e poi vedo in lontananza,
avvicinarsi due jeep, una credo della
forestale, e l'altra militare;sicuro un caso,
credo stavano li per i funghi,comunque per
evitare, sono montato nel mio di fuoristrada
e sono sceso velocemente dal lato di Campotosto,
passando per il sentiero del rifugio del Cai,
che io non avevo il cestino di vimini,
non avrei voluto dover pagare la multa.
daniele
lunedì 12 luglio 2010
ESPRIMITI SICCOME TI NUTRI

Decomposizione ardita del concetto qualunquistico della qualità linguistica.
Uniquacità> Unità Quantistica Cittadina
Linguale> Astuzia femminile
Stupevole> Volenteroso stupito-e/o (superlativo qualitativo)
Ambilatero> Lateranense ambiguo
Sopraffranto > Sopraffatto dal dolore
Etceterando > Rotolarsi inutilmente nel linguaggio
Etceterando stupevolmente con ambilatero sopraffranto dalla uniquacita linguale.
Preso da: assiomi postulati da congetture presupposte.
Daniele ©opy or Loghi2010
domenica 4 luglio 2010
SopralevettE II: DALLA "VISIONE" LENTAMENTE LA FORMA INFORMA
Come posso spiegare tutto quello che ho vissuto in questi miei anni?
La visione della vita è come un'onda, dove l'uomo è un granellino di sabbia, che quando viene preso dalla vita può vedere dove andrà a rotolare con essa, e quando il giro è completo, può vedere che tutto si ripete all'infinito, ogni gesto, ogni ragione...
Dio è questo moto infinito, che protegge la continuità del cosmo...
C'è chi si lascia portare dalla corrente, consapevole dell'avvenire e dell'avvenuto, godendo ogni singolo momento, così, senza alcuna paura, che sa che in quell'onda esiste il sole e il temporale, e si lascia bagnare ed asciugare, e ride e muore, si consuma donandosi, e si ricompatta ricevendo, consapevole del fatto...
Quando vieni preso dall'onda, vedi il futuro di fronte alla tua vista, ma capovolto, e quando ti trovi al termine del giro, e guardi indietro il tuo passaggio...anche, ecco perchè Leonardo scriveva al suo contrario, riflesso in uno specchio.
C'è ancora un modo di vedere il moto perpetuo dell'avvenire sull'avvenuto...lasciare entrare nel tuo corpo i sogni del tempo, e quando sei "come morto", vedi le sue immagini, puoi provare i morsi terribili dei mostri che costruisce la tua mente, e giocare con l'amore più puro che guarisce, e allo sai quanto hai donato e quanto ricevuto, e tutto appare logico nella sua follia, e piangi...
...e vedi che quelle calde lacrime son come bolle, sfere dove esiste la tua stessa vita, e dalle quali puoi vedere in ogni dove...
Poi vedi dei granelli, che passano il loro tempo a cercare lo scoglio delle cose, dove potersi afferrare...e si distraggono dalla vita, pur facendone parte anch'essi, e tanto più tendono a fermarsi, tanto più soffrono per l'avvicendarsi... gli passi al fianco, vorresti...ma poi capisci...
danijel 4.7.2010
sabato 3 luglio 2010
giovedì 17 giugno 2010
martedì 15 giugno 2010
SopralevettE II: Dalla photo alla grafia Olio su lastra di argento SCIAMANO daniele masciovecchio©2010
LO SCIAMANO METROPOLITANO
esiste nell'interferenza tra pensiero ed appartenenza
una metafora deprivata dalla vita immaginata
LA REATA' SOGNATA
sabato 12 giugno 2010
Dalla photo alla grafia Olio su lastra di argento SCIAMANO daniele masciovecchio©2010
sabato 5 giugno 2010
mercoledì 2 giugno 2010
Quanto è farina del nostro sacco? La fisica quantistica e lo sciamanesimo.

Quanto di questi comportamenti sono frutto del pensiero che gli altri conoscono molto di più di quello che noi crediamo, sul nostro comportamento?
Quanto è “farina del proprio sacco”, e quanto il pensiero riflesso degli altri, a partire dai nostri familiari, passando per gli amici e finendo per i media, sono realmente quello che noi crediamo di essere?
Vedo i vostri “pensieri” rimbalzare da una domanda all’altra, seppure io non vi guardo, vi “vedo” chiedere: “ma questo mi conosce o è solo pazzo?”
In effetti, gli studi che riguardano i comportamenti sociali, così come i comportamenti della “materia” nella fisica sub-atomica, si distinguono talmente poco, sono così assolutamente vicini, che se non si è più che sani di mente, si rischia la “follia sociale”.
Discorso, lungo e complesso, che sicuramente i sociologi, i teologi ed i ricercatori fisici quantistici, conoscono bene.
Fibonacci, padre della teoria “la trasmissione della memoria nelle cellule”, aveva dimostrato con la sua famosa sequenza.
Siamo quindi tutti figli di una “matrice” pensata prima di noi, e che si comporta un poco come le onde di marea.
Così gli atomi, così gli astri, così la mente umana, che per opera del “pensiero che trasforma la materia”, ci rende apparenti, così come lo siamo.
Nulla di più semplice quindi, individuata questa matrice comportamentale, influire sulle scelte che si credono imparziali, nelle popolazioni.
Come si comporta un ricercatore che vuole comprendere in che stato comportamentale si trova un dato “soggetto” ( non a caso il sinonimo si soggetto è, sottomesso, sottoposto, subalterno,vincolato), per il singolo essere umano, esiste la “fisiognomica facciale”, per interi gruppi sociali, “ la fisiognomica comportamentale”, che è quello che in questo momento tutti noi stiamo operando nei nostri diari virtuali, che altro non sono, che una immensa banca dati “regalata” a chi studia e vuole utilizzare le nostre future scelte.
Potrei anche dirvi, e sicuramente qualcuno lo ha provato, che questa teoria del pensiero matrice, lo avete provato voi stessi, quando un sogno, oppure l’idea di un sogno, molte volte si replica in quella che chiamiamo “realtà”.
Ecco come gli sciamani, per mezzo delle droghe e del “sogno”, predicono il futuro.
Gli antichi sciamani, null’altro sono che i moderni scienziati di fisica quantistica.
Come sfuggire da questo “essere letti”…mbè, credo di avervi detto anche troppo.
dan.mascio@gmail.com
daniele SopralevettE©
venerdì 28 maggio 2010
LA STANZA
Una casa, le mura sono proiezioni di polaroid in dia B&N , turbate da un mattone ogni tanto, posto sul ricordo di una spiaggia.
Le tende, enormi ceri lavorati dalle lacrime di vecchie donne sole accatastate a lamentare un perduto tempo, alcune pettinate con acconciature barocche, altre, capelli rasati bianchi. Si dondolano come se il vento dei ricordi le scuotesse di tanto in tanto.
Un enorme terranova con la testa diritta e la bocca spalancata illumina di immagini di guerra girate da cineoperatori militari con il logo dell’istituto Luce, tutta la stanza, da sopra un divano bianco.
La scena si gira nel tempo di un ricordo, un uomo qualunque entra, crede che il cane sia il dolore che materializza il mondo delle donne e lo sfiora per il collo, come a domargli gli occhi.
Cambia scena, si ritrovano l’uomo ed il cane su di un tavolino ovale accovacciati a dormire con gli occhi che fissano gli occhi dell’altro. Il volo di dieci colombe grigie è accompagnato da una musica di Hendel, ruotano all’infinito su i sogni dei due, non si posano.
Si spalanca un portone gotico, che fa fuggire una luce bianca sulle montagne lontane, coperte di neve.
Entra un uomo. Un vecchio uomo con pantaloni di velluto a coste, camicia bianca senza collo, gilet nero, coppola ed un fucile a doppia canna a tracollo. Occhi neri fissi e sicuri, basso ma piazzato. Si guarda intorno, vede le donne gemere, le immagini fremere su i muri, i sogni degli occhi del cane in quelli dell’uomo qualunque, e dell’uomo qualunque in quelli del cane, e…
Sopra i vostri commenti potete finire la scena motivandola.
Oppure mandare un obolo al proprietario della stanza.
Accenderà un cero per voi.
daniele
SopralevettE©2010
dan.mascio@gmail.com
lunedì 24 maggio 2010
sabato 22 maggio 2010
LA FOTO B&N DI daniele SopralevettE "autoritratto" "mamma e figlio" "la gioia è fiducia"
mercoledì 19 maggio 2010
VIDEO "AMBIENTE ARTE SALUTE" Collemaggio L'Aquila

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Video del progetto di riqualificazione degli involucri dell'ex nosocomio di Santa Maria di Collemaggio, " AMBIENTE ARTE SALUTE"... con il quale si sono ottenuti, nel 2006, soldi e consensi, cavalcando la necessità cittadina di avere uno spazio per la cultura e della salute. Il progetto fu abbandonato. Oggi, alla luce del tragico episodio del 6 Aprile la città dell'Aquila, privata di spazi di socializzazione e cultura, recrimina ad alta voce che le amministrazioni tornino a rivalutarlo.
Daniele Masciovecchio>daniele SopralevettE ©2006/2010 ⋥
Video coperto da Copy 2006
Per ottenere una liberatoria no-profit
dan.mascio@gmail.com
mercoledì 12 maggio 2010
Il limite per il quale siamo ridotti come giocattoli rotti...
Oggi ho visto il limite di questro nostro tempo...
Il limite per il quale siamo ridotti come giocattoli rotti...
Un uomo, spalmava la crema per il viso, la nivea, sulle guarnizioni della sua macchina nuova...
venerdì 7 maggio 2010
POTREI RIEMPIRVI COME CERCHI NELL'ACQUA

giovedì 6 maggio 2010
lunedì 3 maggio 2010
LA POLVERE DELL'AMORE CURA GLI OCCHI FERITI

I suoni di questo mondo
Son come lupi famelici
Le parole stesse
Come oggetti taglienti
L’aria
che i colori allegra
ora bruna
ora bionda spuma
ferisce gli occhi
che sanguinano urlando
vedo cadere in pezzi l’allegria
che costruiva cesellando il mondo
Dove le perle?
Dove il filo?
Lacrime sangue ed inchiostro
eppure non è tosto questo destino
lento ci appartiene
così come la goccia
scavò la roccia
l’aguzzino col cappuccio
squadra l’immagine
sgrana i semi
del melograno d’oro
stridendo la natura
nel torchio dell’opulenza
ma una farfalla triste
già colomba amica che m’assiste
ruba un seme all’orco
seminando un nuovo bosco
e cura i mie occhi feriti
con la polvere
delle sue ali velate
ed io piango curato
daniele©03-04-2010
sabato 1 maggio 2010
L'AQUILA, 1 maggio 2010

L'AQUILA, 1 maggio 2010... che festa era?
Giro per le strade "percorribili" della città, un fiume di occhi sbalorditi inciampano con la realtà, la ripetono ossessivamente nelle loro telecamere, nelle macchine fotografiche, nei cellulari... a dispetto dei milioni spesi per il puntellamento, come un vecchio MAMMUT abbando...nato all'inclemenza del tempo e dell'uomo, tutta l'ossatura si stà sbriciolando lentamente... qualcuno piange vergognandosi... una donna posa la testa sulle spalle del suo uomo, non gli reggono le gambe, era un anno che non ripercorreva le strade della sua vita, della sua città...tanti occhi attenti in mimetica, pistola e giubbetto antiproiettile scrutano dalle jeep, come se il dolore di voler rivedere la propria casa fosse illegale..."facinorosa retorica degli abitanti di una città" fantasma...sembra la Jugoslavia di alcuni anni fà...CHI SARA' LA VOLPE?
Ora come allora, quì stà passando la storia.
daniele.
giovedì 29 aprile 2010
Esiste un mistero irripetibile in ogniuno di noi che ci rende invulnerabili, inafferrabili... ogni momento può essere l'ultimo...
martedì 27 aprile 2010
domenica 25 aprile 2010
sabato 17 aprile 2010
venerdì 16 aprile 2010
fuochi di paglia
Abissi celesti
La mente canta una canzone
Mille forme di lacrime e sorrisi
Sii sereno amore bussano alla porta
Abitano il fuoco
Vestono di paglia
Sono riusciti a toglierci così tanto
E non ci han tolto nulla
Sono riusciti ad avanzare come avide cavallette
Ma… in questa traccia di spazio si vince secondi
Oggi ho visto una forma curva, scura e claudicante dirigersi nel nulla, era un cappotto sgualcito, un poco ricucito, lo fermo, ha tenerezza del mio sguardo preoccupato e dice: “ebbene cosa vedete? La paura vostra del divenire? armate il bel viso con un sorriso, non “tristate”. Alzate gli occhi al velo e guardate il cielo.”
Solo in quell’attimo mi feci conto di quanto sospiro v’era sospeso pel mondo
Bruno, biondo azzurro e rosso
Si distesero le mani, mi dolsero, troppo tempo era state chiuse,sorrisi.
Sentii la sua rugosa mano sfiorarmi a saluto, e un vento.
Poi nulla.
Respirai quel momento con gli occhi spalancati.
E seppi.
daniele Sopralevette ©opy 2010.